Milano celebra i nuovi “Malavoglia”
che inaugurano la rinnovata Edizione Nazionale di Verga
Studiosi da tutta Italia si sono riuniti Milano. Il capolavoro dei Malavoglia, pubblicato da Interlinea in edizione definitiva, fu scritto negli anni milanesi dello scrittore, di recente balzato alla cronaca anche per documenti emersi da un sequestro di carte all’asta di Christie’s
Senza Milano non ci sarebbero forse i Malavoglia, pubblicati da Treves nel 1881 e iniziati proprio nella capitale lombarda nel ventennio milanese di Giovanni Verga al tempo delle frequentazioni del salotto Maffei. Mercoledì 9 aprile in Università Cattolica (ore 17, largo Gemelli 1) si è tenuta l’anteprima della nuova edizione del capolavoro dello scrittore siciliano edito da Interlinea che inaugura una rinnovata Edizione Nazionale delle Opere di Verga, attesa da tempo. Con il curatore Ferruccio Cecco, il cui lavoro filologico è durato molti anni fino all’edizione a tiratura limitata dl 1995 poi ripresa dall’attuale, sono intervenuti tra gli altri Gabriella Alfieri, presidente del Comitato per l’Edizione Nazionale della Fondazione Verga di Catania, Carla Riccardi, dell’Università di Pavia, Giuseppe Langella, del Centro di ricerca ‘Letteratura e cultura dell’Italia unita’ dell’Università Cattolica, e Roberto Cicala, editore.
L’edizione critica dei Malavoglia presenta il testo corretto e definitivo del grande romanzo sulla base degli autografi finora conosciuti e conservati alla Biblioteca Regionale di Catania (in un primo tempo avevamo annunciato una possibile attenzione, nell’edizione, ai documenti inediti sequestrati dai Carabinieri presso Christie’s di Milano ma rettifichiamo il primo annuncio perché nulla di ciò, ancora sotto sequestro, può essere consultato ancora).
I Malavoglia quindi escono ora con una veste editoriale che sulla fascetta proporrà per ogni opera uno scorcio siciliano da una fotografia originale dello stesso Verga.
Il ventennio a Milano di Giovanni Verga
Il 20 novembre 1872 Verga si trasferì a Milano dove si fermerà, pur con diversi e lunghi ritorni a Catania, fino al 1893. Lo presenteranno l’amico Capuana con una lettera per il romanziere Salvatore Farina direttore della Rivista minima e il Dall’Ongaro con una al pittore e scrittore Tullio Massarani. A Milano frequenterà in modo assiduo il salotto Maffei dove conosce i maggiori rappresentanti del secondo romanticismo lombardo e si incontra con l’ambiente degli scapigliati, legando soprattutto con Arrigo Boito, Emilio Praga e Luigi Gualdo. Frequentando i ristoranti, come il Cova e il Savini, ritrovo di scrittori e artisti, conosce Gerolamo Rovetta, Giuseppe Giacosa, Emilio Treves e il Felice Cameroni con il quale intreccerà una fitta corrispondenza epistolare molto interessante sia per le opinioni sul verismo e sul naturalismo espresse, sia per i giudizi dati sulla narrativa contemporanea, da Zola a Flaubert, a D’Annunzio. Gli anni milanesi saranno ricchi di esperienze e favoriranno la nuova poetica dello scrittore. Risalgono a questi anni Eva (1873), Nedda (1874), Eros e Tigre reale (1875). Sono opere che si iscrivono nella poetica tardoromantica del primo Verga, ad eccezione di Nedda, anticipo verista, corrente di cui lo scrittore catanese sarà il massimo esponente dalle novelle di Vita dei campi in poi. Lo scrittore intanto si era avvicinato ad autori nuovi per tematiche e forme, come Zola, Flaubert, Balzac, Maupassant, Daudet, Bourget, e aveva iniziato un abbozzo del romanzo I Malavoglia. Risale a questi anni il progetto, annunciato in una lettera del 21 aprile all’amico Salvatore Paolo Verdura, di scrivere un ciclo di cinque romanzi, Padron ‘Ntoni, Mastro-don Gesualdo, La Duchessa delle Gargantas, L’onorevole Scipioni, L’uomo di lusso, che in origine avrebbero dovuto essere titolati la Marea per poi essere cambiati in I vinti, che, nell’intenzione del Verga, dovevano rappresentare ogni strato sociale, da quello più umile a quello più aristocratico e sarà questo “l’inizio della più felice e fervida stagione narrativa dello scrittore catanese”. Nell’agosto 1879 uscirà Fantasticherie sul Fanfulla della domenica e, nello stesso anno, scriverà Jeli il pastore oltre a pubblicare, su diverse riviste, alcune novelle di Vita dei campi che vedrà la luce presso l’editore Treves nel 1880. Nel 1881 apparve sul numero di gennaio della Nuova Antologia l’episodio tratto da I Malavoglia che narra della tempesta con il titolo Poveri pescatori e, nello stesso anno, verrà pubblicato da Treves il romanzo che sarà però accolto molto freddamente dalla critica come confesserà il Verga stesso all’amico Capuana in una lettera dell’11 aprile da Milano: “I Malavoglia hanno fatto fiasco, fiasco pieno e completo. Tranne Boito e Gualdo, che ne hanno detto bene, molti, Treves il primo, me ne hanno detto male”. Nel 1882, oppresso da bisogni economici, pubblicò presso l’editore Treves il romanzo Il marito di Elena dove verranno ripresi i temi erotico-mondani della prima maniera anche se con una più accurata indagine psicologica. Lavorava intanto intensamente ai racconti Per le vie, iniziati l’anno precedente, che saranno pubblicati sul Fanfulla della domenica e sulla Cronaca bizantina e da Treves nello stesso anno. Il 1884 sarà caratterizzato dall’esordio teatrale dello scrittore che, adattando la novella omonima apparsa in Vita dei campi, mise in scena Cavalleria rusticana che verrà rappresentata il 14 gennaio 1884 dalla compagnia di Cesare Rossi al Teatro Carignano di Torino e avrà come attori Eleonora Duse nella parte di Santuzza e Flavio Andò nella parte di Turiddu. Il dramma, come già aveva intuito il Giacosa che aveva seguito il lavoro del Verga, ottenne un grande successo. Confortato da ciò, Verga preparò un’altra commedia adattando una novella di Per le vie, Il canarino del n. 15, e il 16 maggio 1885, con il titolo In portineria, essa venne rappresentata a Milano al Teatro Manzoni, senza però ottenere il successo di quella precedente. (da Wikipedia)
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